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La pantomima del corretto sentire

Nel giorno del ricordo io mi ricordo, nel giorno degli innamorati sono innamorato, nel giorno del benvenuto sono lieto, nel giorno del natale mi sento nato, nel giorno della pasqua mi sento un po’ crocifisso (!), a Carnevale mi maschero in modo inusuale, ogni volta che me lo dicono faccio cose strane. Tutto è nel programma, un aiuto sostanziale per persone con poca fantasia e pochi sentimenti. Nei giorni della rabbia mi consigliano di essere incazzato, almeno 24 ore, nella data dell’indignazione mi sento indignato almeno dieci minuti e il potere trema di paura. Scateno la mia rabbia e la ruota della cavia vibra velocemente. Una gloriosa mascherata spinge ad aggiungersi alla sfilata, gioia sintetizzata, allegria per nulla forzata.

Oh! Caro! Benvenuto (non lo penso). Ti dico come mi sento, non è vero, di nuovo benvenuto (sì, col cazzo!), oh!, ma adesso arrivederci (tanto so che non è vero). Adesso che ci siamo presentati hai perduto il candore degli sconosciuti, quel calore tenue che ci fa amare le storie che non conosceremo mai, che dà la speranza di un lampo di umanità nascosta. Non ascoltare e non leggere: fai esattamente come senti o come dicono che ti senti e che ti sentirai nel calendario del sentire. Ti dico come mi sento – non è vero -, ben-venuto e non è vero, ar-rivederci ma non vorrei, buon-giorno ma non ci spero. Una sincerità intransigente che costringe a odiare la gente. Sei buffo così travestito, sembri vero, quasi reale, più umano del solito. Ma nel giorno che si muore, il mattino in cui ti svegli nel giorno che morirai, cosa penserai? Cosa avrai in programma? Il giorno di cosa sarà? Sarà il giorno della sorpresa, il giorno che non te l’aspettavi, il giorno che è ormai troppo tardi per trovare il vero te stesso, sarà un minuto oltre il termine massimo per dire la verità.

Il giorno dell’amore pensiamo che possiamo amare chiunque altro, ora che ci avete insegnato a odiare, possiamo amare chiunque, in qualunque luogo, in ogni tempo. Goditi la sceneggiatura: lenzuola bianche e calde, respiro, sangue, sperma. Rileggiti il copione: buona educazione, ipocrisia, sottomissione. Impara a memoria: disillusione, merda, morte. Vieni ora, ti racconto intimamente di me: il mondo è liberato dalla gravità ed emancipato dalla pressione. Ciao, discolorimento, addio.

Sono stufo di radermi per non sembrare un homeless. Sono stufo di cercare un senso dentro persone che non lo hanno. Sono stufo di significare qualcosa per qualcuno che non ha significato. Sono stufo di riempire il vuoto con altro vuoto. Regalo abbracci a chi ha il coraggio di odiare, a chi riesce a capire che una cosa fatta per amore potrebbe essere solo compiuta in odio per qualcun altro, ma anche questo è un atto di amore. Per trovare un significato a questo vagare, per dare una carica simbolica alle nostre debolezze. Così riusciamo a ingannare l’inganno, non possiamo dire di odiare il bianco ma possiamo dire di amare il nero. Tanto la recita non subirà danno ma almeno coglieremo un respiro pieno nell’affanno. Mentre si soffoca nella danza di possessione di orrende forze maligne, completamente e orribilmente umane. Si sconta la letteratura non letta, si subisce la condanna della musica non ascoltata, si affonda dell’arte che non si è goduta. Mancanze così reali, così concrete. Ma i surrogati e i promemoria ci fanno da guida e ci donano coraggio. Non sentiamo nessuna mancanza, né imbarazzo.

Fa proprio paura.

Indice di leggibilità: 56


  1. 12 febbraio 2011 alle 21:29

    C’è chi pensa davvero buongiorno dicendoti buongiorno, saranno pochi, ma vale la pana trovarli -:)

    • 13 febbraio 2011 alle 10:19

      Vale la pena cacciare quella faticosa fortuna ma penso che i singoli non salvano la massa, le “persone” non assolvono “il popolo”, pochi improvvisatori non turbano la corale, sussiegosa ma genuflessa messa in scena. Ogni mattino l’operatore grida: sipario!

  2. 13 febbraio 2011 alle 20:25

    guardarsi dentro fa male, perché poi viene da pensare a tutta la meschinità dell’umana specie. Ma anch’io faccio parte dell’umana specie. E allora quanta ce n’è in me, in dote? E quanto posso snaturarmi per sopportare, o almeno tentare di prendermi in benevolenza? Bah. Ricordo cosa mi hai detto sulle domande per cui prendila come riflessione ad alta voce.
    ..che poi mi era iniziata dal post precedente, ma non mi andava di dirlo ancor più sotto. Solo che adesso riemerge il pensiero, e più forte. E allora.. ecco.

    • 13 febbraio 2011 alle 20:43

      Sono in un vicolo cieco e allora ululo alla luna. Uno parla dell’odio perché è lì che si nasconde l’amore. Uno invoca la morte per ritrovare la vita. Io la mia meschinità la recito nelle parole, mio il buongiorno falso, mio il benvenuto ipocrita. Non riesco a snaturarmi, non riesco a sopportare e non voglio essere benevolo. Mi parlo addosso, mi ripeto sempre più spesso provando a disumanizzarmi con intransigenza. Fallire è nelle regole del gioco, esorcizzarsi un alito di vento mentre ci si sente soffocare. Mancando l’aria è una riflessione a voce bassa, quasi un sussurro.

  3. vania
    16 febbraio 2011 alle 10:56

    ….e allora !!!???
    ….spero che il mio Buon Giorno ti sia gradito.
    Ciao Marco.:)
    Vania

  4. 16 febbraio 2011 alle 16:23

    snaturarsi o disumanizzarsi per me è la stessa cosa, sull’intransigenza invece… mh… mi trovo più sullo ‘spietato, ma con Cura’ (quella di Battiato per intenderci).

    • 16 febbraio 2011 alle 18:13

      Mi piace La cura, la faccio mia in toto, aggiungendo però un non davanti a ogni frase.

  5. 16 febbraio 2011 alle 18:56

    non puoi, scombini la metrica. E la musica è intoccabile, lo sai.

    • 16 febbraio 2011 alle 19:03

      Proprio non si può? Andare fuori ritmica, scambiare le pagine dei partiti, pisciare sui monumenti, cancellare i dipinti famosi, proprio non si può?

  6. 17 febbraio 2011 alle 10:07

    Ok si può, umpf. Però è un sacrilegio! Io non credo nella salvezza, ma per l’arte il discorso è un pò diverso. L’arte porta in sè la grazia, e la offre spassionatamente a chi sa accogliere. E’ umile allo sguardo e contemporaneamente lo fa pieno di Bellezza.
    Quindi ok, si può, ma se capita davanti ai miei occhi non garantisco che non possa prenderlo a calci in culo.

    • 17 febbraio 2011 alle 12:35

      è una provocazione che ha dentro tante cose che mi frullano in testa: il luddismo, l’iconoclastia, le avanguardie, Duchamp e così via. Può esistere un’arte che nasce dal cancellare altra arte? Deturpare può essere un atto artistico? Distruggere una splendida statua di un meschino dittatore può essere altresì un’arte liberatoria?
      Esistono delle necessità dei tempi moderni di uccidere i padri per crescere veramente? L’avanguardia che entra nei musei che disprezzava vende se stessa e merita di essere distrutta? L’arte deve essere sempiterna e non può essere happening, azione, idea? La Venere di Milo sarebbe così straordianaria se fosse integra? Ma allora dobbiamo sberciare tutte le statue? E lasciare le statue a perire nell’intemperie e nello smog è vandalismo? E se per preservare l’arte nascondessimo in camere iperbariche tutti gli originali ed esponessimo solo copie? Quanti ne subirebbero una mutilazione emotiva? E se un’artista distrugge il suo capolavoro compie un atto di barbarie verso l’umanità? Non è più solo la sua statua ma è la nostra statua? La creazione non confina con la distruzione? Interpretare grottescamente canzoni altrui è distruggerle? Esistono dogmi artistici, canoni di bellezza? La storia dell’arte non è un superare i confini, distruggere regole accademiche, ridicolizzare antichi stili? L’arte non deve provocare, spazzare via, aprire orizzonti? Quando esattamente un atto umano passa da essere blasfemo, indegno, insultante a essere opera d’arte? Lo storia degli artisti, le glorie postume non è la storia di incompresioni, miopie, conservatorismi assurdi? Distruggere i musei non può essere un modo di liberare l’arte? L’arte popolare non andrebbe distribuita per le strade com ad esempio Banksy? E un ragazzo talentuoso non potrebbe migliore il murales del famoso Banksy? Chi va a un’asta e acquista per fior di milioni un’opera immortale la fa sua? La può chiudere nel suo salotto? La può distruggere? E’ compatibile la compravendita di opere d’arte con l’arte? E perchè no la loro distruzione?
      Riuscirai a scusare tante provocazioni e resistere alla tentazioni di rispondermi?
      Mi sento comunque, giustamente, scalciato.

  7. 17 febbraio 2011 alle 15:23

    Le provocazioni sono sferzate di vitalità e, come simpatizzante del buon vecchio Oscar, resistere e tentazione sono due termini che non vanno d’accordo.
    Non c’è bisogno di distruggere per creare. Ciò che è arte porta alla crescita, all’arricchimento, e quello che resta indietro è Passato. La memoria è importante, per progredire, ma deve esserci comunque movimento non stallo.
    Poi c’è l’azione umana che è altra cosa. Lasciar deperire i beni artistici, le aste, la qualità abbattuta dal potere e dal denaro, ecc. ecc.
    L’arte è apertura, per questo non ha bisogno della distruzione. La distruzione è paura.
    Mettere in discussione, mettersi in discussione, ti salva dai calci.

    • 17 febbraio 2011 alle 18:30

      Potremmo patteggiare sul “nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma”. La distruzione non è necessaria ma spesso è necessaria una trasformazione radicale che tanto le somiglia, una distruzione metaforica del Passato, un sacrifico per giungere a una sintesi superiore, un assassinio edipico degli antichi maestri, questa, per me, è una delle forze evolutive del pensiero umano. Il coraggio di dire le cose in un modo in cui nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire, di raccontare il proprio tempo anche violentemente se i tempi sono violenti, anche in modo nichilista se i tempi sono nichilisti. L’arte del futuro nasce spintonando gli esempi del passato (dopo averli ammirati, invidiati e presi a ispirazione). Tanto le avanguardie di oggi saranno i classici di domani e quindi il bersaglio di una nuova rivoluzione che dirà basta sia perchè ci crede sia perchè gli alfabeti tendono a esaurirsi e bisogna inventarne di nuovi.
      Sarà che oggi mi sento più punk del solito…

  8. 18 febbraio 2011 alle 11:42

    ok, la controparte si ritiene soddisfatta.
    Un buon patteggio.

    ciao progpunk

  1. 8 marzo 2011 alle 18:12

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