Archivio
Un’ultima volta, giaciamo insieme
L’odio profondo per una qualunque idea di esistenza è un pozzo senza fondo dove si affonda. Sono le cose più semplici che fanno più male come provare a pensare a vite immaginarie. Da non fare, da non fare. Poi alla fine con una parola – disagio – si risolve tutto il dolore. Bisogna gettare tutto lì, nel cumulo dei crimini del capitale, della cattiva coscienza della civiltà tra i profitti dei narcotrafficanti e i bilanci delle case farmaceutiche, tra l’alcool e l’azzardo di Stato, tra il feticismo della merce e la mercede della fede. Un archivio calligrafico del vuoto, un’enciclopedia del dolore dove la società può rassegnarsi senza grande sforzo. Benvenuti, lasciate la speranza all’ingresso insieme agli zaini e agli ombrelli. Leggi tutto…
Di quando in quando
Di quando non conta più nulla e tutto deve rimanere dentro. Di quando rimane solo il fumo e il silenzio. Di quando pensi meno uno ma non si capisce il traguardo. Di quando hai il meglio di quello che puoi ed è già insopportabile. Di quando ti rendi conto della futilità dei cerotti. Di quando non è colpa di nessuno ma ti senti in colpa lo stesso. Di quando ogni parola è di troppo. Di quando si progetta un finale senza crescendo. Di quando sai che non di può pretendere, che non si deve pretendere, eppure pretendi.
Tutte le direzioni sono prive
Vieni qui a condividere la violenza della mestizia. Anche se neanche questo posto ti appartiene, anche se il continuo sgretolarsi del senso ti frana addosso tra le parole e il vuoto grande che le circonda. Ripetutamente, stancamente, debolmente. Con una periodicità agonizzante, con un lumicino che fa pena. Costa poco, vale poco, perciò non riesce a essere completamente liquidato nei saldi dell’inutilità e nella ciclica svendita da sovrapproduzione, gingilli fuori stagione che immalinconiscono in magazzini bui. Sei bravo e sempre più lo diventerai, abbiamo un talento, vedrai, vedrai.