Considerazioni sulle parole vuote di post sinottici: una nota retrospettiva dedicata a nessuno
Uno scrive per vincere la propria solitudine e la solitudine degli altri (Eduardo Galeano)
Bella cazzata vero? O forse è geniale. Citiamo in apertura e continuiamo di conseguenza.
Una mattina mi sono svegliato, anzi mi svegliai (e il passato remoto non è un meridionalismo ma spiega il fatto che è passato tanto tempo o almeno io lo percepisco tale) e mi sono trovato a odiare le parole, quelle stesse che prima mi avevano adulato, poi sedotto, infine tradito, ingannandomi malevolmente. Sapete come sono le parole, no? Sembrano divinità e, invece, sono traditrici nel loro potenziale persuasivo, nella loro capacità dissumulatoria, nel loro librarsi, incontrollate da chi le ha create, e ringhiare nell’aere affamate di consenso. Si ergevano splendide ma propagandavano un errore di fondo e insieme seminavano uno strisciante orrore per la mancanza di effetto. Leggi tutto…
Interpunzione senza importanza
Il capogiro dell’ape dopo molteplici danze polimorfe
Su le mani per l’estremo sacrifizio. Vi è un blog che non serve a nulla, vi è un blogger che è un’isola, alla faccia di John Donne. Dico questo solo perché si necessita, talvolta, di un auto conforto teoretico, non importa quanto faccia schifo scriversi addosso per l’ennesima volta. “Ma quanto è difficile leggerti“. Già quanta inutile fatica di cui però è assai semplice liberarsi. Ma il senso? Il senso, signori, trovate un senso, in caso contrario nulla ha dignità per esistere. L’esaurimento delle risorse intellettuali è un continuo depauperarsi senza obiettivo e ciò dovrebbe rientrare nella categoria “no bene“.