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Replica 597, replica 597, replica 597

Di nuovo un incipit di un post.  Di nuovo un post su un blog. Di nuovo un pensiero pubblico con diffusione privata. Quello che dici e quello che dovresti dire. Partecipare e condividere. Dire buongiorno tutti i giorni della tua esistenza, che ha un limite, che ha una fine scritta, che non è buona. L’angoscia esistenziale dei quadri storti che non riesci a non notare, che popolano la tua d-esistenza di notti agitate, di incubi di mancanza e inadeguatezza. Attività onirica sul cadere o sul rimanere appesi, notti spese con i denti rotti o perdendosi in notturne città sconosciute. Questo infinito ripetersi di un copione che nessuno finanzierebbe, questa noia che quando non impera, incombe, che quando non uccide, ferisce.

Ogni attività cognitiva che non riesce a sollevarsi oltre la mera descrizione e affoga in ogni abbozzo di interpretazione con la certezza di un’accusa di stupidità o di malafede. Le parole nel tritacarne del megafono, affidate all’altrui malattia, all’altera debolezza, alla palese incapacità di altri. Un esercito infernale privo di anima ma dotato di giganteschi strumenti esponenziali, mosche che possono annientare continenti, nani che pisciano acido sul piedistallo di sculture classiche. Talmente inutile da essere necessario, completamente vuoto e pertanto assai frequentato. Fascisti, di nuovo, demagoghi, di nuovo, ignoranti di nuovo,  prevaricatori, meschini, fatui. Traditori, gretti, beceri, avidi, egotici. Again. Esserci, titolare, arguire. Spammare, pubblicizzare, auto-promozionarsi (“forse potrebbe interessarti…”). L’ego sfida le regole delle matematiche di tutti i  mondi possibili riuscendo ad aumentare a dismisura anche le moltiplicazioni per zero.

Esistere, domani, di nuovo. Non è necessario replicare alla replica, meglio evitare di cadere nella provocazione e ognuno si gestisca il proprio dolore. Quando si prova solo la nausea del dare per avere, del condividere per privare di senso, della pietà da manuale per esperto di gruppo di auto-aiuto. Altre formule da recitare oppure questionari a risposta multipla. Partecipare al sondaggio scegliendo tra le apposite risposte, taggarsi infelici oppure disperati. Inserirsi nella popolosa categoria degli unici.  Dopo il concerto aspettiamo il bis, un di nuovo che è ormai dovuto.  Riempire un palloncino di gas per percepirlo pieno. Oppure non provare nessuna fatica per tutto questo, non opporre resistenza ma appartenenza , come sempre, per chi non capisce, è solo un problema di limitatezza di vedute.

Ancora un explicit con cui tirarsi fuori da questa paranoia parolaia, una conclusione che dovrebbe sempre invitare alla partecipazione, porre sempre una domanda fingendo interessamento. L’unica importanza ormai è la popolarità, facciamo un altro respiro, accendiamo un’altra sigaretta, noi stiamo dalla parte delle mosche.

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(Un’altra canzone):

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