Archivio

Posts Tagged ‘naufragi emozionali’

Rispedire allo sconosciuto mittente

Max Ernst - The Elephany Celebes

L’orologio è fermo alla parete. Nel senso che è inchiodato lì, ma anche che non è funzionante. Forse è per questo che qui si spreca tempo. Le lancette sono immobili mentre i secondi trasecolano, inciampano, cadono sul pavimento e da lì scavano. Ci sono pezzi di vita allineati negli armadi, inscatolati, pronti per essere bruciati. Fragile universalità che implora il fuoco, che arde di desiderio per la vampa sadica e leggera che domina l’incendio dei colori morti di una miscellanea di farfalle gettate nel rogo. Frammenti di sentimenti per tutte le sere in cui non si riesce a disaggrovigliare le vene assottigliate. L’alone verdognolo della luce della radiosveglia voltata verso il muro è come un faro nelle notti inquiete dove il sonno ingaggia la lotta con la volontà. Senza trovare la posizione sulle spine, senza riuscire a piegare i vetri dei ricordi frantumati.

Leggi tutto…

Una strategia inavvertibile per scomparire dalle altrui esistenze

6 gennaio 2012 8 commenti

Alberto Savinio - La nave perduta

Questa malinconia non sembra finire mai. Come le luci della città nelle notti di gennaio, come i treni che devi ancora prendere prima di arrivare. Come le note dei Seven Mile Journey, come le sconfitte curriculari. Come le sigarette della sera, come i ricordi delle mancanze e le mancanze dei ricordi. Una sinfonia distorta di decrescendo esistenziali come se tutti gli abbandoni che ci hanno sedotto, ora stiano monologando tra di loro. E se presti attenzioni, se fai silenzio, se tendi l’anima, puoi anche immaginare il tintinnare ipotetico delle monete lanciate nel pozzo dei desideri che non ha fondo, ma solo fine.

Essere soli significa anche mutare dal non avere nulla da dire a non sapere a chi dirlo per poi concludere, quale effige eterna di alienazione, a scriverlo su un blog. Di questo sentire Leggi tutto…

Tutto è amore fuorché ciò che è perduto

6 novembre 2011 1 commento

Claude Buck - The Kiss

Tutte le parole che ti hanno ossessionato sono venute a scovarti e non c’è più nulla di sano e salvo se non un ricordo – malato e a rischio – a cui appigliarsi. Tutto quello che è perduto, tutto quello che avevi promesso che non avresti più cercato si ripresenta dentro, nemesi di un benessere mai posseduto. Giuramenti stringenti mandati in malora come i principi – così saldi in principio – che – poi – si dimenticano in nome di presunte urgenze. Ormai non sai più, non ti muovi, non ragioni, vai solo avanti per inerzia, succube di pensieri catalitici, mentre ogni respiro ti uccide. Vorresti solo chiudere tutto, dare un taglio secco perché quello che è risorsa è anche frustrazione e perchè le parole vuote non sanno spiegare o perchè le teste saccenti non sanno chiarire.

Leggi tutto…