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Le attese e le pulsazioni di un concorrente di un concorso pubblico (breve racconto in quattro episodi) – Parte 3 di 4

Parte 3: Il sol dell’avvenir

Attendo la fermata. Scendo.
Il sole mi da una sorta di sberla che mi costringe a piegare il collo. È un sole totale, ingombra il cielo in ogni dove. È potente, terso, implacabile. Il collega concorsista si mette ad aspettare un bus. Io vedo all’orizzonte il Palalottomatica ed eroicamente, nonostante il sole maramaldo mia avvio verso la meta. Sbuffo e sudo, sono le 10 ma il sole mi cuoce come fosse a picco, perfettamente calcolato sullo zenit della mia anima, mentre, al nadir dei miei piedi, l’asfalto sembra sciogliersi.
12 minuti all’Equatore. Tanto ci ho messo a strisciare fino l’ombra del palasport.
Lunghi minuti calienti. Arrivo grondante, avrò perso due litri di liquidi. Mi fiondo nel bar e, a caro prezzo, mi reidrato. Non sono il solo sotto il sole. Tutti i miei colleghi concorsisti arrivano, chi più chi meno, disfatti.

Io navigo sugli 85 battiti e la testa continua a pulsare dolorosamente pressata dal caldo abnorme, dalla mancanza di sonno e dagli infiniti trasporti (e, visto che ci siamo, anche dal Governo!).
Aspetto di rilassarmi un attimo. Aspetto che il sudore evapori e mi guardo intorno.
Sono sul luogo del delitto. La fauna allegra e disperata di chi cerca lavoro (o ne cerca uno migliore) mi si pone davanti.
Dai 25 ai 45 anni, le donne in maggioranza schiacciante. Tutti accatastati in un angolino d’ombra aspramente conquistato.

Eccoci qua il secondo turno (di tre) del sesto giorno di preselezione. I miei compagni sono li , sconosciuti, so solo che tutti abbiamo un cognome che inizia per G o per I. Non so perchè la cosa mi pare curiosissima.
Sono qui e devo solo attendere l’apertura delle porte fissata alle 11.30. Alle 10.20 escono quelli del turno delle 7.00 sono visibilmente più sollevati rispetto a noi che aspettiamo. Sfilano come un esercito vittorioso, chiacchierando allegri, e spariscono verso il sole in pochi minuti.

Attendere, devo solo aspettare. Cominciano a farmi male le gambe. Potrei , come tutti , sedermi sul marciapiede, cosa che non avrei problemi a fare, ma oggi, senza motivo, non lo trovo dignitoso. Forse il caldo “batte in testa e al cuore” (cantavano i Diaframma) o forse messo in piedi mi pare di cogliere un filo di brezza!

Aspetto e ascolto le voci che si levano dal popolo concorsuale G-I.
Mi colpisce la categoria dei concorsisti professionali che parlano solo di scritti, orali e graduatorie.
Sento anche i lamenti di tanti giovani avvocati ai quali la professione, evidentemente, non sta dando grosse soddisfazioni (quanto meno economiche): o tempora….
Non è una folla oceanica, ci devono essere molte defezioni, ma è una massa vociante e variopinta.
Menzione speciale alla ragazza che ha pronunciato: “sono domande difficilissime, soprattutto quelle scritte tutte uguali dove cambia solo UNA PAROLA”, non per fare il primo della classe, ma, cara amica, con quella parola cambia l’intero concetto giuridico!

Menzione d’onore alla ragazza con la maglietta con su scritto “I’m a groupie. Searching for a rockstar”. Grande! Mi hai messo di buon umore, vorrei vederti vincere questo concorso e vederti portare con la tua maglietta un po’ di allegria dentro la P.A. Italiana!
[foto Wikipedia]
Segue la Parte 4….

Leggi la Parte 1: Il piacere di viaggiare

Leggi la Parte 2: Ah, la Capitale…

  1. 26 giugno 2008 alle 07:00

    … ed ora sono io che attendo… allora! Attendo la 4^ e ultima puntata… Questa e’ la tua “vendetta”. Fare attendere anche noi! Ma poi ci dirai chi vince in questa lotta contro l’evanescenza?Enjoy

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